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Testi di riferimento

Ci sono tre testi di riferimento che andrebbero letti non tanto e soltanto per il seminario su psicoanalisi della memoria, ma perché costituiscono il fondamento di tutto quello che la cultura occidentale ha detto e pensato riguardo la memoria. Questi tre testi sono l’ Odissea, un libro della Bibbia, il Deuteronomio, e un dialogo platonico, il Menone (sempre sulla memoria, di Platone bisognerebbe però leggere anche due altri dialoghi: il Fedro e il Fedone). Sarebbe importate che entro la fine di questo seminario, cioè, entro giugno, voi riusciste a leggere almeno il Deuteronomio (non è lungo) e alcuni libri dell’ Odissea, che è un poema godibilissimo, soprattutto ora che sono disponibili tante traduzioni e uno si può scegliere quella che a lui è più congeniale (io consiglio, tuttavia, quella tradizionale di Rosa Calzecchi Onesti). Per i dialoghi platonici leggete almeno i brani che vi proporrò, l’importante che capiate il senso di quello che Platone dice sulla memoria, poi Platone è sicuramente la lettura più difficile di questo terzetto che vi propongo. Cercherò, comunque, qui di seguito di darvi una chiave per affrontare queste tre letture.

DEUTERONOMIO:  ebraico דברים devarìm, "parole", dall'incipit; greco Δευτερονόμιο, deuteronòmio, "seconda legge", perché ripete una seconda volta la legge che fu data sul Sinai a Mosè e che è descritta nel libro dell’ Esodo. È composto da 34 capitoli e comprende tre discorsi di Mosè al suo popolo. Perché questo libro “ripete” la legge? Perché è un libro che serve a ricordare. Il tema di questo libro è “ricordarsi di Dio”. Si chiede a Dio di ricordarsi dell’uomo ma, soprattutto, per tutto il libro ricorre il richiamo all’uomo di non scordarsi mai di Dio.  È un libro che può anche essere abbastanza noioso da leggere per un non ebreo perché, oltre che i pilastri della legge, i 10 comandamenti, elenca tutte le regole di vita e rituali che deve seguire un pio ebreo. Perché un libro che è dedicato al ricordarsi di Dio (attenzione:  memoria=ricordarsi di … cioè rendere presente) elenca tutte le leggi e i riti che un ebreo deve seguire? Perché le leggi ebraiche (le famose 613 regole o mitzvòt che sono praticamente impossibili  da seguire sempre scrupolosamente!) sono contenute in un testo sulla memoria? Perché tutte le mitzvòt sono proprio un grande apparato per far sì che nemmeno in un istante l’ebreo si scordi della presenza di Dio, quando un ebreo non mette il formaggio su un piatto di tagliatelle al ragù (per non mischiare la carne con il latte) sta ricordandosi che Dio esiste e si occupa di lui. Proprio l’arbitrarietà di quelle regole, la loro assoluta irrazionalità,  e la necessità di osservarle rigorosamente senza mai porle in questione, le rende una sorta di continuo promemoria della presenza di Dio e del fatto che Dio vada obbedito senza porsi domande e senza chiedergli spiegazioni (se avete la possibilità, guardatevi un bel film del 2001, The Believer, lo trovate ad esempio https://it.chili.com/film/the-believer-2001/58d6c3c1-01f0-4e59-9f3a-9b95f4385c03 o https://www.amazon.it/Believer-Ryan-Gosling/dp/B000SL1YD8).

 

Guardate che molte regole della vita consacrata cristiana hanno lo stesso senso (ad esempio la recita quotidiana della liturgia delle ore o la regola dell’obbedienza); non hanno un senso diverso nel mondo islamico le cinque ṣalāt (preghiere) giornaliere da compiere all'alba (ṣalāt al-ṣubḥ o al-fajr), a mezzogiorno (ṣalāt al-ẓuhr), al pomeriggio (ṣalāt al-ʿaṣr), al tramonto (ṣalāt al-maghrib) e di notte (ṣalāt al-ʿishà). Islam e Ebraismo sono letteralmente ossessionati dal ricordarsi in ogni istante di Dio, il cristianesimo un po’ meno. Perché? Uno psicoanalista vi direbbe che Islam e Ebraismo hanno in realtà molta voglia di scordarsi di Dio, così da temere di scordarlo e sentire il bisogno di obbligarsi a ricordalo! Ma come può esistere una religione che si vuole “scordare di Dio” e perché? Perché – nello stesso modo -  proprio coloro che nel mondo cristiano hanno scelto la vita consacrata hanno necessità di obbligarsi a ricordare Dio? Provate a rispondere a queste domande e capirete qualcosa di importante sulla memoria.

Per comprendere un po’ di più il concetto di ricordo nella religione e cultura ebraica si possono leggere:

Leggetevi anche il racconto di Pasqua, l’ Haggadà di Pesach che si recita durante la pasqua ebraica ed è proprio una preghiera del ricordo

 

ODISSEA: in greco antico: Ὀδύσσεια, Odýsseia.  Poema in 24 libri, ognuno dei quali indicato con una lettera dell'alfabeto greco minuscolo, per un totale di 12.110 esametri. Era fatto per essere recitato-cantato con accompagnamento musicale, certo non letto in silenzio in poltrona. Leggere in silenzio l’Odissea è un po’ come se della  Traviata leggessimo soltanto le parole senza sentire la musica, ma ci dobbiamo accontentare siccome non ci sono alternative (nonostante che al liceo insegnino la lettura ritmica dei versi greci, noi non abbiamo la più pallida idea di come i greci li recitassero per davvero, tenete presente che la lingua greca era un po’ come oggi il cinese, cioè una lingua che doveva essere “cantata” perché a seconda delle tonalità usate le parole avevano sensi diversi). Nell’Odissea ci sono due storie di nostalgia, (algos, dolore, + nostos, ritorno a casa = è una parola inventata per tradurre la parola tedesca heimweh nel 1688, in una dissertazione sui soldati svizzeri che morivano dal dolore di essere lontani da casa,  tenuta all’università di Basilea da Johannes Hofer): la nostalgia per la casa, la moglie e il figlio di Odisseo (Ulisse in latino), un comandante greco che, dopo aver combattuto dieci anni nella guerra di Troia, mette altri dieci anni per riuscire a rientrare in patria; e la nostalgia del figlio di Odisseo, il giovane Telemaco, che cerca di capire se suo padre e sopravvissuto  alla guerra e alla traversie del ritorno e dove egli, caso mai, sia. Il figlio ricorda il padre, il padre ricorda il figlio: questa è la chiave per capire e leggere l’Odissea. Le storie che si dipanano nel corso del poema sono tutte storie che giocano sul doppio tema del ricordo e del riconoscimento (ad esempio, Odisseo che viene riconosciuto dal re dei Feaci perché si commuove nel ricordare le vicende della guerra di Troia, oppure il vecchio cane Argo che, anche se malato e mezzo cieco, riconosce il padrone Odisseo e poi muore contento, ecc.). Il senso del poema è che ricordo e riconoscimento sono le due facce di una stessa medaglia. Notate che questo tema si ritrova anche nel rapporto tra l’uomo e gli dei che, in continuazione nell’ Odissea, si nascondono sotto fattezze umane,  quindi devono essere riconosciuti (ricordati?).

Su Ricordo e Riconoscimento si può leggere un bellissimo saggio di Piero Boitani, Something Divine in Recognition (in inglese), in italiano si trova un’opera più vasta Riconoscere è un dio, ugualmente molto bella https://www.einaudi.it/catalogo-libri/critica-letteraria-e-linguistica/filologia-e-critica-letteraria/riconoscere-e-un-dio-piero-boitani-9788858415153/

 

PLATONE: dedicheremo parte del secondo incontro a introdurre i tre dialoghi platonici. Il concetto che dovete fissare è che per Platone la memoria è ciò che rimane saldo, fermo, nel flusso del divenire. La memoria è il modo in cui gli esseri umani possono fare esperienza di ciò che è fuori dal tempo e non muore, in una parola noi diremmo oggi “dell’eterno” (ma i greci, come Platone, non amavano molto concetti “senza limiti” come quello di eternità).  I brani di Platone da leggere sono

 

Ci sono poi altre letture di base che si possono fare per questo seminario.

Di Sigmund Freud si può sicuramente leggere Psicopatologia della Vita Quotidiana, che è anche una lettura divertente, CINQUE CONFERENZE SULLA PSICOANALISI (che è anche un’introduzione su cosa è la psicoanalisi) e (ma è più complicato e noioso) il Caso dell’uomo dei lupi e il commento che ne fa Lacan (lettura difficile per chi non conosce Lacan). Aggiungo, sempre di Freud,  Nota sul Notes Magico e la Negazione, la cui importanza però vi dovrò spiegare io, perché letti così sembrano non dire nulla di significativo sulla memoria.

Si possono leggere come introduzione generale a memoria e psicoanalisi anche questi articoli

S. Argentieri – MEMORIA NELLA PSICOANALISI

A.Imbasciati – PSICOANALISI E NEUROSCIENZE

S.Caracciolo – MEMORIA E PSICOANALISI

Chi conosce il francese potrebbe anche leggere due classici del 900 sulla memoria

 

Per chi è interessato alla filosofia della memoria (e non ha però voglia di leggere opere più impegnative) c’è un bel libricino di scorrevole lettura di Paul Ricoeur, Ricordare, dimenticare, perdonare. L'enigma del passato  https://www.amazon.it/Ricordare-dimenticare-perdonare-Lenigma-passato/dp/881524003.

Si può anche leggere (in inglese) la voce Memoria dell’ STANDFORD ENCYCLOPEDIA OF PHILOSOPHY.

Infine per rilassarsi due racconti,  Funes il memorioso di J.L.Borges e We Can Remember It for You Wholesale di P.K.Dick (in inglese), che ha ispirato anche un filmino di fantascienza del 2012  Total Recall https://www.youtube.com/watch?v=bzSDcm_UBYk in italiano Atto di Forza.

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